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venerdì 15 luglio 2011

Storia de fratelli e de cortelli

Alcuni mesi orsono, pur non essendo di primo pelo nel violento mondo del calcio (ho la stessa faccia di 19 anni fa solo perché, fra migliaia di teste uscenti dalla tribuna di San Siro, il lavandino scagliato dalla curva napoletana scelse quella d’una ragazza che camminava dieci metri avanti a me) rimasi piuttosto basito dinanzi al racconto d’un conoscente: tifoso juventino sfegatato, aveva deciso di partecipare ad una gita organizzata dallo Juve Club del proprio paesino alla volta di Pinzolo, splendida località trentina allora sede del ritiro estivo bianconero (quest’anno c’è l’Inter di Gasperini). Già scioccato dal fatto che 50 persone potessero decidere in piena estate di fottersi la domenica di lago, mare o beato relax sull’amaca del proprio giardino per intrupparsi in 8 ore di torpedone, fatica e calura al solo scopo d’assistere ad un allenamento (ad  una finale di Coppa o un match di playoff perdono anche 30 ore d’aereo ma non assisterei ad un’amichevole nemmeno se disputata nel mio cortile. Non a caso un vecchio detto livornese elenca il “Giocar a carte di niente” fra le tre cose più noiose al mondo), lo esortai a proseguire il racconto. S'era portato dietro il figlio di 7 anni, giudicando più morbido e plausibile un avvicinamento al calcio in quella sede da cartolina piuttosto che nella bolgia d’un match a Torino. Invece sotto le Dolomiti c’erano anche loro, gli ultras: lancio di fumogeni, cori cattivi, qualche passaggio alle vie di fatto con chi ostruiva la visuale, si metteva di traverso fra giocatori e capicurva o invitava a lasciar tranquilla la gente che sarebbe tornata al lavoro l’indomani mattina e voleva solo veder da vicino Del Piero o Buffon. Un pomeriggio d’ordinario spavento ed inciviltà, naturalmente a costi da weekend in Liguria: fra pullman, ingressi, souvenirs e companatico alla domenica sera partiti almeno 200 euro. “Mio figlio? Terrorizzato, non ha aperto bocca per tutto il viaggio di ritorno; a volte provo a chiedergli se gli va d’andar a veder la Juve, risponde sempre di no”. Un bambino salvato dal calcio, verrebbe da dire volendo veder il bicchiere mezzo pieno.  Bardonecchia, 15 luglio 2011. Scontri fra frazioni ultrà juventine,fumogeni, mazze e feriti. Bilancio, un accoltellato. Quanti bambini hanno avuto la fortuna di esserci oggi, regalando a sé ed alla propria famiglia la gioia d’un no allo stadio domani?

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