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giovedì 29 settembre 2011

Champions League The Day After

Tre su tre contro cechi, russi e spagnoli di provincia e qualcuno festeggia come se fosse passata la nottata. Grossomodo lo stesso atteggiamento dei media sulla situazione economica del paese: non appena la borsa prende lo 0.1% , tutto sembra risolto. "dai, che a Francoforte si dimenticano di noi e grazie a moda,spaghetti e furbizia ce la caviamo ancora".
 Il Viktoria Plzen fa la propria onesta gara: corsa, qualche ruvido colpo ben assestato, un paio di contropiedi volitivi ma non propriamente brasiliani e tanta spes che un Milan spuntato finisse imbrogliato dalle proprie paure. Impresentabili? Mah, francamente s’è visto in giro di peggio ma forse due gol a questi li avrebbero rifilati anche un’Atalanta o un Bologna in giornata sì. L’impressione è che il (generoso) rigore abbia tolto dalle spalle di quelli d’Allegri una grossa, pelosa e pesante scimmia: sino a quel momento i rossoneri davanti avevan combinato pochino. Ibra più nome e simbologia che il conosciuto terremoto. Ancora convalescente? Domenica c'è la Giuve. Cassano segna ma non convince: che giochi solo con gli altri in infermeria è ormai un assioma. In terra a sé favorevole (Mosca porta bene sin dai tempi di Ronaldo), si riprende l’Inter: una settimana dopo, ormai assodato che a Novara si giocò per perdere e liquidare Gasp. La fragilità difensiva (due reti al passivo anche col CSKA) ed un attacco beneficiato da invenzioni dei singoli più che da doti d’orchestra dicono che i nerazzurri in Europa stanno fra seconda e terza fascia. Per intenderci, due gradini sotto Barça e Real ed ad uno da Chelsea e Man Utd. Stesso livello pel Napoli: batte un Villarreal non irresistibile denotando sempre e comunque il proprio status. Comandano  il gioco e fan la differenza quei tre, il resto è –ad esser generosi- appena sufficiente, al massimo da Europa League. Male Man City e Dortmund (ha ragione Pietro Nicolodi, l’anno dopo l’exploit tutto diventa più difficile ed il calcio champagne di Klopp non sembra da esportazione),così così i diavoli rossi di Sir Alex (assurdo prender 3 gol in casa dagli svizzeri in mezz’ora ma la reazione è da Old Trafford dei bei tempi  e da squadra con le palle nonostante la gioventù in campo) ed il Chelsea che non capitalizza il dominio nell’inizio di secondo tempo al Mestalla ed è rimontato da un rigore di Soldado (a Moratti fischino le orecchie, vale dieci Forlan). Attenzione al Benfica di Nolito, Aimar, Cardozo, Witsel, Garay: farebbe il solletico alle due grandi di Spagna ed Inghilterra ma vale tranquillamente le due milanesi che rappresentano l’Everest del nostro povero calcio. Al momento, comunque, ardua impresa provar a trovare una motivazione per spiegare come il Barça possa trovarsi  a fine maggio a non salire i gradini dell’Allianz Arena .

sabato 10 settembre 2011

Serie A season preview

ATALANTA  Sei gradi di separazione fra Dea e salvezza. Esploderà el frasquito Moralez? Bonaventura già pronto per una grande, presto in nazionale e fra i  top player di questo paese. Dietro ed in mezzo, partito Barreto, manca forse altrettanta qualità. PREVISIONE:  Calendario soft in avvio, superare lo scoglio del -6 si può.
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BOLOGNA  Il talento uruguagio Ramirez metterà la testa a posto dopo le bizze estive? Decisivo. Diamanti ed Acquafresca innesti di qualità, ma in difesa poco talento ed un centrocampo imperniato su Mudingayi e Kone non può far sognare: per Bisoli la quadra non sarà semplice. 
PREVISIONE: salvezza, magari con qualche innesto a gennaio.
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CAGLIARI  Ceduti e non degnamente sostituiti Marchetti, Matri, Lazzari ed Acquafresca: far credere che non ti sei indebolito diventa un’impresa. Come la salvezza, affidata alla difesa collaudata, al talento del ventenne colombiano Ibarbo ed all’altra scommessa offensiva Thiago Ribeiro. Recuperato da un anno d’infortuni il brasiliano Nenè. Basterà? PREVISIONE: lotta per la salvezza.
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CATANIA Tornato anche Bergessio, si può dichiarare riconfermata l’ossatura della scorsa stagione: del Catania salvo a maggio manca solo Silvestre. Il nuovo? Tre scommesse: Montella in panchina, Lanzafame in campo e Suazo in panchina. PREVISIONE: punta a salvarsi, se Maxi Lopez e Gomez girano può farcela.
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CESENA Mutu farà il bravo? Eder resterà nel peso forma? Parolo ripeterà la scorsa, eccellente stagione che l’ha portato in azzurro? L’eterna promessa Candreva saprà riscattarsi? Martinho saprà rivelare il talento lasciato intravedere a sprazzi a Catania? Tante incognite, poche certezze. Una, forse, è Giampaolo. PREVISIONE: salvarsi non sarà facile.
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CHIEVO   Mimmo DiCarlo back in town, due salvezze dopo: a Verona chi ha a cuore le sorti dei “mussi” spera che il proverbio porti pure la terza. Partiti Mantovani e Constant, le nuove scommesse di Sartori (se esistesse un Nobel o un Oscar per i Ds!) si chiamano Cruzado, Drame, Vacek e Bradley. La certezza –accanto a Sorrentino negato a Zamparini- dovrebbe invece esser l’attacco: la promessa Paloschi accanto alla bandiera Pellissier  PREVISIONE: dopo averci abituato ai miracoli, la salvezza appare possibile e terrena. Ma bisognerà sudarsela.
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FIORENTINA Lazzari, Cassani, Kharja: acquisti di qualità a costi contenuti e s’è resistito alla corte della Juve per Vargas. Trattenuti anche Gilardino e Montolivo, se Jovetic torna sano un posto al sole dietro le grandi ci sta. PREVISIONE: a Jo-Jo e Gila piacendo, Europa League. Altrimenti ottavo-decimo posto.
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GENOA Difficile faccia la fine dei cugini, ma la truppa di transizione messa in piedi da Capozucca (sì, ci son anche DS che sembrano pensionati alla bocciofila!) farebbe bene a guardarsi le spalle. Invece di Gilardino è arrivato Caracciolo, il Birsa visto con l’Auxerre non sembrava un fenomeno, Seymour e Pratto sono due incognite. La ciliegina per chi vuol predire al Grifone giorni difficili? Malesani in panchina. PREVISIONE: a metà classifica. Se va bene…
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INTER Gasp come Benitez? Forse, ma senza Mondiale per clubs. Un gradino sotto l’Inter della scorsa stagione, una scalinata sotto quella di Mourinho. Difficile trionfi in Europa ma qualche ambizione di far la festa al Milan entro i patri confini la cova. Alvarez grande talento che ama portar palla fra i piedi: probabili per lui calci e pressione. Per star al passo di Ibra &Co. ? Fuochi d’artificio di Milito e Pazzini, il Forlan dei Mondiali e trovar collocazione a Sneijder.
PREVISIONE: seconda dietro al Milan.
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JUVENTUS Sogni proibiti Vargas e Rossi, tocca a Giaccherini, Estigarribia, Vucinic e Vidal rendere i sogni d’Antonio Conte realtà. Milos Krasic (si è perso?) ed Elia (campione o discolaccio?) le cartine di tornasole dei bianconeri che non possono permettersi l’ennesimo annus horribilis. Sicuri che Pirlo non possa trovarsi a faticare in quello schema?  Però c’è il nuovo stadio. PREVISIONE: parte un gradino sotto le milanesi, lotterà per essere sul podio.
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LAZIO  Marchetti eccellente arrivo fra i pali ma il dubbio sta davanti: quanta fame di vittoria hanno ancora Klose e Cissè? Hernanes talento immenso del quale abbiamo intravisto solo la punta dell’iceberg. Se va lui, si sogna. Sarebbe servito un incontrista più giovane e dinamico di Brocchi. PREVISIONE: fra quarto ed ottavo posto. Difficilmente più su o più giù.
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LECCE  Spariti i Semeraro, i gerenti ad interim han previsto “un campionato con dignità”: sembrava bandiera bianca, con Osti a raffazzonare giovani prestiti (Strasser,Cuadrado, Muriel) , vecchi relitti (Carrozzieri uscito dalla squalifica per cocaina, Obodo, Diamoutene) e reduci della scorsa stagione. Poi, in chiusura di mercato, due raggi di sole last minute: Oddo e Pasquato. Ma rimane dura…PREVISIONE: qualche lira sulla retrocessione dei salentini si può giocarla anche in tempi di crisi.
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MILAN  Gli scudettati di maggio (Pirlo quasi sempre infortunato e palla al piede per il gioco d’Allegri) più Taiwo, Mexes, Aquilani ed El Shaarawy. Parte in pole position per fare il bis e probabilmente ci riuscirà. In Champions però meno gioie, le grandi d’Europa son un'altra cosa. PREVISIONE: scudetto.
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NAPOLI   I tre davanti (Hamsik, Cavani, Lavezzi) possono ambire a qualsiasi traguardo. Quelli dietro no.  In mezzo due ottimi innesti (Dzemaili ed Inler) ma nessun fenomeno. Fondamentali la crescita di Britos e Fernandez o le magie del Pocho (fra i tre argentini più forti al mondo, una delle poche stelle a livello mondiale rimaste in Italia) per provare a sognare. PREVISIONE: fra terzo e quinto posto. Dura in Champions.
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PALERMO   Sistemata in extremis una situazione da bollino rosso: Tzorvas, Della Rocca, Barreto ed Aguirregaray buoni acquisti. Arrivati però tardi: servirà tempo? Ilicic e Zahavi, potenzialmente due grandi di domani, da tenere d’occhio. Pastore a Parigi, Miccoli a fine corsa, Pinilla infortunato: davanti tutto sulle spalle di Hernandez. PREVISIONE: e  se l’allenatore che non t’aspetti facesse il miracolo? Mai dire mai.
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PARMA  Pellè per Amauri davanti, Blasi per Dzemaili in mezzo : anche tralasciando la difesa rimasta vulnerabile (A.Lucarelli e Paletta coppia colabrodo lo scorso anno: confermati!) ce n’è abbastanza per dire che salvarsi sarà dura. Floccari arrivo last minute ad indorare la pillola, ma Colomba tocchi ferro: i miracoli difficilmente si ripetono. PREVISIONE: salvarsi non sarà facile.
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ROMA  Cantiere aperto, societariamente ed in campo, o polveriera pronta a esplodere? Entrambi, maneggiare con cura. Totti, Borriello, De Rossi,  Luis Enrique,  Lamela: a Trigoria più casi che sulla scrivania dell’ispettore Callaghan. Gago oggetto misterioso, Stekelenburg e Pjanic grandi campioni ma di Roma hanno sinora capito poco. Come finirà? PREVISIONE: Se l’asturiano resiste fino a Natale, fra le prime cinque. Altrimenti…
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SIENA  I vaffanculo di Sannino funzioneranno anche in A? La squadra non sembra granchè e qualche motivazione dalla panchina potrebbe non bastare. Gonzalez alla prova del nove: vale la A?  PREVISIONE: dal quindicesimo posto in giù.
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UDINESE  Non finirà come la Sampdoria -passata in dieci mesi dai preliminari di Champions alla B- ma farà molta più fatica della scorsa stagione, non solamente perché Sanchez, Inler e Zapata non ci sono più. Fra i giovani occhio a Ekstrand, Fabbrini e –soprattutto- Badu e Romero, pronti per il grande salto. PREVISIONE: a metà classifica.

NOVARA  Tanti punti interrogativi sotto la Cupola. Molti arrivi, gran parte dei quali però reduce da periodi negativi, bocciature o delusioni con altre maglie e freno a mano tirato sugli ingaggi. Non si è comprato nessuno all’estero (“la società non aveva una rete di osservatori adeguata, per un argentino c’era interesse ma non siamo riusciti a prenderlo” le parole del DS Pederzoli in ritiro), puntando invece su stranieri da rilanciare (Garcia, Radovanovic, Granoche, Morimoto)  ed usato sicuro (Jeda, Paci, Pesce, Meggiorini).  Dietro ed in mezzo si è cambiato poco, davanti tutto. Il mistero di San Gaudenzio sta proprio nella facilità (o meno) di fare gol: se si segna poco, si dovrà fatalmente esser ermetici dietro. Ludi e Lisuzzo hanno scalato due categorie in altrettante stagioni: hanno già raggiunto ed oltrepassato il proprio zenit o c’è ancora trippa per gatti? Ujkani e Morganella futuri big a livello europeo, Gemiti e Porcari posson garantire qualità e sostanza così come Rigoni apparso in grande forma e l’altro eccellente acquisto Giorgi. Sulla trequarti Pinardi fisicamente a breve termine;  lascerà spazio a Mazzarani, chiamato ad esplodere ed a dare dinamismo e tempi al gioco. Ne ha i mezzi, ma potrebbe servir pazienza. E davanti? Granoche e Jeda forse più affidabili di Morimoto e Meggiorini, ma sarà sotto osservazione soprattutto il gioco: cessione degli interpreti ed upgrading degli avversari dicono che aspettare sornioni e il nemico e ripartire affidandosi a Bertani e Gonzalez –lo schema vincente degli ultimi 24 mesi- non sarà più così semplice. Se Tesser saprà inventarsi una nuova sceneggiatura offensiva (e gli interpreti supportarla a dovere), una salvezza tranquilla è il target minimo. Altrimenti toccherà affidarsi alla solidità per portar a casa vittorie di stretta misura e pareggi sofferti. Il pericolo maggiore sta però a bordo campo: che l’entusiasmo debordante impieghi un paio di partite storte a tramutarsi in scetticismo. Dopo due anni nei quali tutto è andato inverosimilmente bene in campo e sugli spalti s’è fatta l’abitudine a vincere, una piazza storicamente pessimista potrebbe non prender bene le prime sconfitte casalinghe (contro Paganese e Modena stop validi solo per le statistiche, il Novara è di fatto imbattuto al Piola da due anni) dell’era Tesser. E forse anche quelle fuori.

PREVISIONE: salvezza, magari con un paio di innesti a gennaio se qualche scommessa d’agosto non dovesse pagar dividendi.

venerdì 9 settembre 2011

Money makes the ball go round


"Io sono Zlatan, voi chi cazzo siete?".
Potrebbe permettersi la frase rivolta ai
compagni dell'Ajax anche oggi: 
è l'indiscusso Paperone della serie A

C’è chi suda il salario, come cantava Rino Gaetano? Sicuramente sì  -persino chi finisce poi per non scendere mai in campo qualche stilla in allenamento deve pur versarla- ma grazie alla Gazzetta di ieri ora sappiamo “quanto sa di sale lo pane altrui”. Ed ecco che nell’era della crisi globale e dei conti della serva ormai universalmente riconosciuti saggezza suprema ben più dell’alta finanza che tanti danni ha recato, qualche stipendio “pazzo” di serie A salta all’occhio. Il nome più discusso sembra quello di Mathieu Flamini, marsigliese di papà romano e mamma corsa: stretta di mano sotto la cravatta gialla di Zio Fester Galliani per 4,5 milioni netti a stagione. Una retribuzione superiore a quella di qualche compagno sicuramente più decisivo per le sorti del diavolo: il trio verdeoro Pato-Robinho-Thiago Silva si ferma a 4, le bandiere Seedorf ed Ambrosini a 3, il Boa e Nesta (non certo un pivello in periodo di prova) a 2.5, Abbiati addirittura a meno della metà (2). Mirabile il tweet d’Anne-Laure Bonnet in proposito: “Due francesi (l’altro è Mexes,ndr) fra i quattro meglio pagati al Milan. Non so se sappiano giocar bene a pallone, di sicuro sanno vendersi bene”.  Libertè, fraternitè, jet privè: come insegnava De Benedetti.  Ma davvero negli spogliatoi di serie A –pur nella cresa abbondanza- le invidie fra colleghi d’uffici ed aziende non esistono? Mah. Prendiamo la cenerentola della serie A in fatto d’ingaggi, il Novara: top salary per Riccardo Meggiorini a 400.000, uno che sinora in A non ha esattamente fatto sfracelli. Eppure prende il doppio di Samir Ujkani (titolare della nazionale albanese) e Michel Morganella, due destinati a calcar presto palcoscenici internazionali. Particolare il caso della Roma: il giocatore meno pagato (Barusso) percepisce dalle esangui casse giallorosse 450.000 euro a stagione (sic!). Solo al Milan i “cenerentoli” Roma ed El Shaarawy (d’accordo che è tifoso del Milan, ma sicuri che in Inghilterra non avrebbe preso di più?) se la passano meglio con 500.000 a stagione mentre Inter (Orlandoni e Caldirola 200mila), Juve (Soerensen 300) e Napoli (Fideleff e Chavez) riescono a rimanere più bassi, per giunta con giocatori forse non utilizzatilissimi ma comunque in rosa. Qualche pazzia? Amauri inutilizzato a Torino prende quanto Lavezzi e Cavani messi insieme;  Zambrotta da solo costa a Berlusconi quanto Hamsik, Inler e Zuniga tutti insieme a De Laurentiis;  i nuovi talenti del calcio argentino Ricky Alvarez ed Erik Lamela guadagnano quanto  colleghi decisamente meno dotati di fama e talento (Denis, Donadel, Cassetti, Budan, Palladino); Brighi è il top-salary dell’Atalanta: guadagna quanto i tre compagni più forti (Bonaventura, Peluso e Consigli) messi insieme;   la Juve versa al “Malaka” Martinez 950mila euro a stagione per giocare a Cesena (Campedelli provvede di tasca propria per i restanti 550mila e se credete sia pazzo ed indirizzato verso la bancarotta aspettate di sapere che Mutu invece gl’è sul gobbone per tutto il milione e mezzo a stagione), il Milan un milione e 300mila euro ad Oddo per stare a Lecce (200mila la quota residua a carico dei giallorossi); assai vantaggiosi i contratti strappati da Klose, Cissè e Cana a Lotito (rispettivamente 2.1, 2 ed 1.7 milioni), presunto “braccino: fine di una leggenda?

giovedì 1 settembre 2011

Parigi val bene la ressa

http://www.les3points.com/index.php/ligue-1/l1-les-temps-ils-changent.html?utm_source=feedburner&utm_medium=twitter&utm_campaign=Feed%3A+les3points%2Farticles+%28Les+3+points%29

Qui un po' esagerano e la sparata è talmente a lunga gittata da risultare perfino un filo naif, ma che la Ligue1 abbia iniziato la (lunga?) rincorsa a Serie A e Bundesliga per la medaglia di bronzo in Europa (Perfida Albione e Spagna fuori gara) è innegabile....

mercoledì 31 agosto 2011

Calciomercato vol.III: l'ultima cena (da Giannino)

Sgomento ed incertezza fra i camerieri
di Giannino: stasera chiude il calciomercato
Ultime comproprietà, ultimi prestiti con diritto di riscatto ed ultimi filetti al pepe verde: con l’odierna chiusura del calciomercato (ore 19), il destino di “Giannino” pare segnato almeno quanto quello dei calciatori che rimarranno senza contratto. I camerieri passeggiano sotto i portici di Via Vittor Pisani consci del peggio, rassegnati a dire addio alle mance di Claudio Vigorelli ed Enrico Preziosi. Come l’orchestra durante l’inabissamento del Titanic, nessuno vuole o può parlare ma tutti sanno come andrà a finire. La festa è finita, gli amici (dei calciatori) se ne vanno. Ancora qualche rintocco di pendola prima che procuratori, faccendieri, intrallazzatori, nutriti entourages sudamericani, osservatori e direttori sportivi allegramente banchettanti con carte di credito societarie e veline disposte a lasciarsi offrire scicchissime insalate da 25 euro a cespo di lattuga salutino col fazzoletto bianco. Au revoir, Giannino. Ci si rivede a gennaio. Roba da far venire il magone vero, altro che la fine degli amorucci estivi e delle tresche da spiaggia dei film dei Vanzina. Piazzati i terzini in esubero, convinto il fantasista a rifiutare il prestito in Turchia, affibbiato il presunto nuovo Maradona, risolto consensualmente il contratto col portiere concupito solo sei mesi prima adesso chi cenerà a quei tavoli? In letargo Di Marzio, Marchetti e Letizia (per la verità più timido e meno scafato: mentre gli altri sedevano e davan del tu al gotha del pallone, lui biascicava ipotesi da marciapiede sordo alle trombe di Gerico di Criscitiello: “O tutti o nessuno. Entraaaaaaa…”), quali telecamere immortaleranno il regale desco? Fingere il meglio, consapevoli del peggio: questa la parola d’ordine sino a stasera alle 19, quando dall’AtaHotel qualcuno arriverà per brindare. Domani? E’ un altro giorno, si vedrà. Calciomercato della crisi? Qualcuno fa cenno di sì con la testa rivolta verso l’attigua Piazza Duca d’Aosta, dove due archi dorati formano abbracciati l’iniziale di Mc Donalds: “Alcune trattative si sono chiuse lì”.

martedì 30 agosto 2011

Contributo d'ordinarietà

Primi due allenatori esonerati? Oro al Cagliari, argento al Palermo. Dove sta la novità? Nemmeno nel suo peggio il calcio italiano sa offrire del nuovo che avanza...

lunedì 29 agosto 2011

Cartellino russo

Nell’epoca di internet,  della ricerca spasmodica del trafiletto d’agenzia a basso costo o del corrispondente locale da indennizzare con buoni benzina o sorrisi, Gazzetta dello Sport manda un inviato (Luca Bianchin) a seguire un match di Russian League. Il columnist della rosa spintosi sino a Rostov (6 ore di volo di Vienna, 7 via Mosca) verga d’italico inchiostro il debutto con rete del neo calciatore più pagato al mondo ma non racconta un paio d’altre verità che forse nessun italiano vorrebbe assimilare. Primo:  chi parla di Spalletti, Criscito, Bocchetti, Bruno Alves ed Eto’o come pensionati di platino ai confini dell’impero ha una visione assai limitata nel tempo del calcio che sta cambiando. Già un anno orsono Sky aprì un’importante finestra sul pallone in cirillico, trasmettendo le gare della Russian League. Un simpatico esperimento per coprire il buco estivo dei campionati europei? Forse, ma anche quando i fratelli Wright provarono a volare ci fu qualcuno che diede loro qualche mese di celebrità prima che si tornasse alla saggezza millenaria dell’andare a cavallo. Come forse pochi sanno, da questa stagione la Russian League si adeguerà ai campionati europei : durata settembre-maggio. Per riuscirci, è prevista una sorta di maxi-stagione che terminerà a braccetto con gli altri tornei continentali. In sostanza, i russi ci stanno rivelando di non aver solo i soldi, ma anche la capacità di pianificare e romper quell’invisibile vetro che li fa apparire spesso tanto, troppo lontani dall’Europa. Secondo: alcuni criteri geografici -del pallone ma non solo- non esistono più, nell’era di internet e del mondo globale Nuoro è più lontana da Parigi e Zurigo di Mosca o Beirut. Il famigerato Anzhi, la squadra che dopo Eto’o ha provato a sedurre anche Dani Alves con 15 milioni d’ingaggio, è di Makhachkala, capitale del lontano, caucasico, selvaggio e pericoloso Daghestan? Embè, dove sta il problema? Calciatori e staff vivono (da papi, per rendersene conto oltre agli zeri degli stipendi basta legger qualche tweet-resoconto del brasiliano Diego Tardelli) e si allenano a Mosca, recandosi nella scomoda e politicamente instabile repubblica sul mar Caspio solo in occasione delle partite casalinghe. Jet da Mosca, novanta minuti e risali. Morale della favola:  non importa più granchè dove ha sede una squadra per convincer un calciatore a farne parte. L’onnipotenza del dio danaro consentirebbe –per ora in via solamente ipotetica, of course,ma attenti  a non mai dar nulla per scontato in questo mondo in perenne mutazione- di metter su squadroni in Algeria o Libia facendo base a Roma oppure in Islanda godendo di comforts e campi d’allenamento londinesi. Due stagioni orsono in Russian League giocava il Vladivostok: siamo all’estremo est dell’immensa Russia, sul Pacifico ed a uno sputo da Hokkaido e Seul. Benvenuti quindi nel calcio senza più frontiere né pudore: chi si ferma è perduto oppure povero. Guarda caso, l’identikit il calcio italiano che sta assumendo entrambi i connotati. Per riderci su: nel Daghestan, dove Eto’o riceve 55000 euro al giorno di stipendo, i russi rappresentano solo il 18% della popolazione. Al primo posto col 21% ci sono gli Avari.

venerdì 26 agosto 2011

Adesso casta!

Dal vocabolario Treccani: scioperato, agg. e s.m. [der. da scioperare] ant. 1.Senza lavoro, disoccupato: ser Ciappelletto, che sc. si vedea ... si deliberò, e disse che volea volentieri (Boccaccio); o anche inoperoso, sfaccendato, ozioso per non aver niente da fare: come che l’uomo sia il più del tempo acconcio a sbadigliare, non di meno, se egli è soprapreso da alcuno diletto o da alcun pensiero, egli non ha a mente di farlo, ma scioperato essendo ..., facilmente se ne ricorda (Della Casa). 2. Che non ha voglia o necessità di lavorare e vive da fannullone, in modo sregolato e dissipato: un giovane sc.; quella è gente sc.; per estens.: fare una vita sc.; in mezzo a una società sc. e osservatrice, tra una folla di conoscenze vecchie e nuove, furono costretti a prendere maggiori precauzioni (De Roberto). Più com. come sost.: fare lo sc.; vivere da scioperato; tuo zio è uno scioperato. Ha già dato quasi fondo a tutto il suo patrimonio (Capuana); i redattori sono degli sc., non fanno mai niente (C. Levi); nel bar alla fermata c’era il solito via vai degli sc. di quell’ora (Pasolini). Avv. scioperataménte, non com., da scioperato, da fannullone, o in modo sregolato e dissipato: vivere scioperatamente.

Vedete l’identikit di Boruc, Giandonato, Morimoto, Castellazzi e colleghi nella righe appena trascorse? Probabilmente no,anche se molti direbbero che Ibra tanto bisogno di lavorare non l'ha e qualcosa di Cassano o Balotelli nel ritratto del dissipatore del proprio patrimonio ed amante della vita sregolata c'è. Quindi la parola sciopero appare fuori luogo, come ricorda anche Fabrizio Bocca su Repubblica.it. Si può parlar allora di lockout, prendendo a prestito il modello NBA? Giammai. Oltreoceano la situazione è diametralmente diversa, praticamente opposta: son i proprietari ad impedir che si giochi.Abbeveriamoci allora alla Spagna, tenendo però fermo un punto: quaggiù l’oggetto del contendere è ben diverso. Quale sia codesto sacro Graal che ha portato San Damiano Tommasi da Negrar alla crociata peraltro se lo chiedono in parecchi. Uno è Emanuelson del Milan, su Twitter :” I dont know why we strike”. Meravigliosa sincerità nordica 2.0! Non ricorda quei sabati di manifestazione alle superiori? “Non so nemmeno dove stia la Palestina  ma vado: figa e fumo ci son di sicuro”. Sciopero o no, la reazione del popolo è stata feroce. Secondo l’antica Roma due cose  tenevan a bada la massa: panem et circenses. Già da tempo in pericolo il primo, fine agosto ha tolto agli italiani pure il secondo. Troppo, per sopportare oltre. “A lavorare, andate a lavorare”: chiunque giuochi a pallone per denaro prima o poi se lo sente gridare. Dopo un derby perso, un’eliminazione di Coppa o una retrocessione. Ecco precorsi i tempi: per invitar al travagghiare lorsignori non serve nemmeno attender la prestazione sottotono ; il coretto gira sul web prima ancora che la sfera abbia iniziato a rotolare. La casta trema? Macchè. Parole, parole, parole: i calciatori, intoccabili divinità d’un Olimpo sovraterreno, non si vedran strappato il borsello d’Hermes dal petto né verrà loro urlato de visu nessuno degli insulti rivolto loro su social networks, forum e blogs. L’odio (presunto) per la casta del pallone svanirà presto, gli stadi si riempiranno (non come in Germania ed Inghilterra ma vabbè…) ed i fidanzati delle veline con cerchietto, orecchini e tatuaggi torneran ad invadere fantasia popolare,televisioni a pagamento e chioschi di magliette. I tarallucci e vino riposti in tutta fretta stamane in  Via Allegri torneran utili sabato 10 settembre. A quel punto, ritrovati i circenses, toccherebbe al panem. Ma quest’è un’altra storia. Oppure no?

lunedì 22 agosto 2011

With or without you

Non trovando nessuno d’eclatante da cacciare ( il timido chierichetto della panchina Pioli vittima troppo scontata: vedovo di Pastore e Sirigu e senza il refrain mediatico di Walterone Zenga e Delio Rossi) e battuto sul tempo dall’eterno rivale Cellino-uno che non perde tempo nè vizio nemmeno sotto ferragosto- Maurizio Zamparini decise infine d’esonerare sé stesso. C’è poco da ridere, la notizia –se confermata- sarebbe ferale: egli  è -per una rubrica come questa- inesauribile fonte d’ispirazione, musa incomparabile. Caro ed indispensabile a queste righe come Paris Hilton alla cronaca rosa o il Vallazasca degli anni d’oro alla nera. “Basta, me ne vado”: capirai che novità! Di capricciosi miliardari padroni del vapore che annunciano ai quattro venti di voler mollare son pieni gl’archivi di radio e televisioni e con i loro proclami nero su bianco (ovviamente quasi mai seguiti dai fatti) verdurai e ceramisti han incartato merce per anni. Emmezeta però sa brillare, non è uno dei tanti predecessori scorati  e quasi afoni dinanzi ai microfoni nello sfogliare i propri cahiers des doleances. Piccole perle nel proprio genere. “Ho comprato 3 giocatori, ma non ve li dico, lo farà qualcun altro. Trovo un altro presidente”. Mister X, il giochino dell’estate. Dopo l’incognita in campo, pure quella dietro la scrivania. “Mi vergogno del pubblico di Palermo, che ha fischiato i giocatori del Fenerbahce arrivati qui con uno striscione auguranteci buon campionato”. Traduzione: se ad insegnarci civiltà calcistica devon arrivar dalla Turchia, patria dei pullman accolti a pietrate negli stadi… “Ai tifosi di Palermo puzzo, anche a voi giornalisti”. Pecunia non olet? Quando manca (ed insieme ad essa gli acquisti), cambia tutto.

sabato 30 luglio 2011

THE ITALIAN JOB

Bielsa mai atterrato, Moratti s'è dovuto ingoiare il Gasp per non finir a diriger l'allenamento in prima persona (il sogno del collega Silvio B : in panchina chi ci mette il grano e poche balle!). Pepito Rossi non torna. Ancelotti sì, ma solo a Sky. Criscito in Russia. Leonardo, Pastore e Sirigu nella Ville Lumiere accesa dal petroldollaro. Dopo la fuga dei cervelli, ecco quella dei piedi buoni. Forse calciatori ed addetti ai lavori stan iniziando a snasare ciò che i laureati in fisica e chimica han già reso vangelo, ovvero che far il proprio mestiere in  Italia porta meno soldi ma più problemi?

mercoledì 27 luglio 2011

Dimmi quando, quando, quando

Meglio tardi che mai. Ad Allah piacendo (fra petrolio, moschee in fieri ed aerei dirottati dobbiam un po’ tutti adattarci all’Islam che avanza), fra poche ore anche in Italia conosceremo date e stazioni della via crucis calcistica dei prossimi mesi. Tanto per cambiare, il bel paese arriva in mostruoso ritardo rispetto al resto d’Europa: Bundesliga, Liga e Premier han varato i propri calendario fra metà giugno ed inizio luglio. Un abbondante mesetto dopo, ecco gli italiani. Perché? Non ha certamente influito il calcio scommesse: i deferimenti son freschi di 24 ore e prima d’ ascoltar sentenze (peraltro quasi certamente a tarallucci e vino), probabilmente il pallone avrà già cominciato a rotolare ufficialmente. Difficile anche attribuire l’impasse alla Copa America. Oppure il timore che le pelose cosce di Justo Villar ammaliassero più di quelle somatoliniche d’Ilariona D’Amico era roba da non prender sottogamba? A risolver tutto, come in ogni parastatale fancazzificio italico che si rispetti, arrivò infine la truce minaccia dell’agosto, del liberi tutti. Le colonne d’Ercole della stagione lavorativa non potevano essere oltrepassate, pena la mancanza di audience ed il dover imporre ritardo di ferie a parrucconi, segretarie,cardinali e vescovi delle diocesi di Via Allegri e Rosellini. Capri, Cap Ferrat e Poltu Quatu chiamano! Orsù, senz’indugio alcuno s’accendano le luci, si pigi il tasto del cervellone e si conceda alla plebe di conoscer le date dei circenses. In assenza di panem, è già qualcosa.

martedì 19 luglio 2011

La parabola del buon pastore

Sono stufo di metter denari a fondo perduto, mai avuto un benché minimo ritorno. Non si può metter a repentaglio il patrimonio d’una famiglia solo per uno sfizio”: con queste franche ed inequivocabili parole ha pochi giorni fa gettato la spugna (e chiuso il portafogli) Semeraro, smobilitando patron del Lecce. In butterflyana attesa d’eventi (ma nella Firenze del Sud anzichè il fil di fumo si scruta l’orizzonte nella speranza di veder apparire facoltosi investitori, la presidentessa ad interim Isabella Liguori ha laconicamente fissato i primi paletti della gestione-ombra: ”Puntiamo a disputare il campionato. Con dignità”. Dall’altro lato dell’Adriatico le cose van anche peggio, non solo secondo il Sole24Ore: per il basket greco sta per iniziare la prima stagione di vacche magre dopo anni di campagne acquisti sibaritiche, con cestisti strappati all’NBA e rivelazioni serbe coperte d'oro. Il Panathinaikos campione d’Eurolega ha ridotto il proprio budget da 25 milioni di dollari a 10, i rivali storici dell’Olympiacos han iniziato il pianto greco delle cessioni spedendo a Mosca la stella Milos Teodosic e lasciando libero d'accasarsi ad Armani (sportivamente parlando) il centro Borousis: il paese in rovina non ammette deroghe, deve aver fatto capir qualcuno ai pur ricchissimi armatori padroni del pallone a spicchi sotto il Partenone. E da noi, altro paese mediterraneo economicamente agonizzante che vive di passione sportiva e guarda al futuro con malcelata negatività? Fuochi d'artificio. La Fiat con l'acqua alla gola stanzia 50 milioni di euro per un top player ed il Presidente del Consiglio attende solo il momento giusto, carta carbone del carpiato di fine mercato d’un anno orsono (Ibra e Robinho nel giro di 24 ore) per piazzar a suon di milioni il colpo. Gobbo? No, Flaco.

lunedì 18 luglio 2011

Quel giulivo cinguettar d'aprile....

Luis Enrique (perfetto mister 2.0: ieri s'è data novella al mondo che utilizza l'Ipad come lavagna tattica per i giocatori negli allenamenti di Brunico) ha smesso di twittare ai propri 97.372 followers verso fine aprile, il 21 per l'esattezza. Annusava già l'aria di Roma e la drammatica ufficialità ch'ogni batter di ciglia (o d'ornitologica ugola digitale) può assumere su quel terribile palcoscenico, relative conseguenze comprese?

venerdì 15 luglio 2011

Storia de fratelli e de cortelli

Alcuni mesi orsono, pur non essendo di primo pelo nel violento mondo del calcio (ho la stessa faccia di 19 anni fa solo perché, fra migliaia di teste uscenti dalla tribuna di San Siro, il lavandino scagliato dalla curva napoletana scelse quella d’una ragazza che camminava dieci metri avanti a me) rimasi piuttosto basito dinanzi al racconto d’un conoscente: tifoso juventino sfegatato, aveva deciso di partecipare ad una gita organizzata dallo Juve Club del proprio paesino alla volta di Pinzolo, splendida località trentina allora sede del ritiro estivo bianconero (quest’anno c’è l’Inter di Gasperini). Già scioccato dal fatto che 50 persone potessero decidere in piena estate di fottersi la domenica di lago, mare o beato relax sull’amaca del proprio giardino per intrupparsi in 8 ore di torpedone, fatica e calura al solo scopo d’assistere ad un allenamento (ad  una finale di Coppa o un match di playoff perdono anche 30 ore d’aereo ma non assisterei ad un’amichevole nemmeno se disputata nel mio cortile. Non a caso un vecchio detto livornese elenca il “Giocar a carte di niente” fra le tre cose più noiose al mondo), lo esortai a proseguire il racconto. S'era portato dietro il figlio di 7 anni, giudicando più morbido e plausibile un avvicinamento al calcio in quella sede da cartolina piuttosto che nella bolgia d’un match a Torino. Invece sotto le Dolomiti c’erano anche loro, gli ultras: lancio di fumogeni, cori cattivi, qualche passaggio alle vie di fatto con chi ostruiva la visuale, si metteva di traverso fra giocatori e capicurva o invitava a lasciar tranquilla la gente che sarebbe tornata al lavoro l’indomani mattina e voleva solo veder da vicino Del Piero o Buffon. Un pomeriggio d’ordinario spavento ed inciviltà, naturalmente a costi da weekend in Liguria: fra pullman, ingressi, souvenirs e companatico alla domenica sera partiti almeno 200 euro. “Mio figlio? Terrorizzato, non ha aperto bocca per tutto il viaggio di ritorno; a volte provo a chiedergli se gli va d’andar a veder la Juve, risponde sempre di no”. Un bambino salvato dal calcio, verrebbe da dire volendo veder il bicchiere mezzo pieno.  Bardonecchia, 15 luglio 2011. Scontri fra frazioni ultrà juventine,fumogeni, mazze e feriti. Bilancio, un accoltellato. Quanti bambini hanno avuto la fortuna di esserci oggi, regalando a sé ed alla propria famiglia la gioia d’un no allo stadio domani?

giovedì 14 luglio 2011

Il presidente de L'Espresso Football Club

Con i 560 milioni di euro del Berlusca, De Benedetti potrebbe permettersi una discreta campagna acquisti, inclusi gl' ingaggi e qualche cena da Giannino con famelici procuratori e veline da calciatore. Formazione tipo: DE GEA; MARCELO, VIDIC, SERGIO RAMOS, DANI ALVES; C.RONALDO, FABREGAS, XAVI, OZIL; MESSI, ROONEY. Squadrina, da far venire al Cavaliere (a mezzo manita al Milan) più bruciori di stomaco in novanta minuti che negli ultimi, arsenici, 20 anni di Repubblica. Allenatore Renzo Ulivieri, DS Eugenio Scalfari: se Mino Raiola e Paco Casal metton nel sacco anche lui,  par condicio totale e palla al centro.

mercoledì 13 luglio 2011

IL GRAN RIFIUTO

Marcelo “El Loco” Bielsa al primo giorno di lavoro da allenatore dell’Athletic Bilbao, 26 giorni dopo il gran rifiuto: correva metà giugno quando l’ex CT del Cile disse no a Moratti. Nella scelta di campo qualcuno potrebbe individuare la definitiva consacrazione del soprannome del tecnico di Rosario: per preferir San Mames a San Siro, loco devi esserlo davvero. Trattasi però anche dell’ennesimo rifiuto al pallone italico degli ultimi tempi, da non prender sottogamba. Bielsa ha preferito una grande del calcio iberico in decadenza (insieme a Real e Barça, l’Athletic non è mai sceso in Segunda ma non termina un campionato di Liga fra le prime tre dal 1998; vanta 23 Copas del Rey ed 8 campionati vinti, ma l’ultimo risale al 1984 mente l’ultimo trionfo “copero” è datato addirittura 1973)  ad una squadra ricca, dalla rosa stellare, campione del mondo in carica ed iscritta alla prossima Champions League. Il tutto per tacer d’ingaggio ed eco mediatico. Ha detto no all’Inter in quanto tale o al futbol italiano, sempre più lontano da Spagna ed Inghilterra nel gradimento degli addetti ai lavori? Prima di lui avevan fatto gravitar lontano dal Bel Paese i propri petroldollari gli sceicchi: lo sconosciuto e proletario Getafe (banlieue operaia di Madrid, in Liga solo dal 2004) anziché il leggendario e nobilissimo Toro, il travagliato e mai glorioso (due settimi posti il miglior risultato di sempre) Malaga anziché Roma o Bologna, quasi 10 scudetti in due. Anche fra i calciatori, la Spagna va di moda: i grandi colpi del calcio nostrano escon dalla porta di servizio della Liga. Robinho, Ibra, Eto’o, Cassano, Sneijder: grandi campioni misteriosamente spediti in Italia come seconda scelta, merce in esubero da piazzare al discount. Attenzione, non è tutt’oro ciò che luccica: a sud dei Pirenei parecchi clubs han salvato la ghirba ricorrendo alla “ley concorsal”, versione iberica del Lodo Petrucci che permette di dilazionare i debiti evitando anche la retrocessione. Chi non poteva farlo –oltre la segunda non è ammesso avvalersene- è sparita dal panorama calcistico spagnolo. Insomma, tutto il mondo è paese, la vita è un eterno bivio e per uno che parte c'è sempre un altro che arriva. Gasp!

lunedì 11 luglio 2011

AMERIKA PERDIDA

In attesa che fra un paio d’ore si sanciscan i destini dell’Argentina, la Copa America piange. Lacrimano i bimbi prodigio da decine di milioni di euro trasformati in bidoni ancor prima d’approdare in Europa (Ganso e Neymar), sgorgano lacrime dagli occhi di Leo Messi che –parole di papà Jorge- “in carriera ancora non aveva mai assaggiato l’uscir dal campo fra i fischi e c’è rimasto davvero male”. Che dirti, pulguita? A 24 anni è un’esperienza che –per quanto amara e forse inadatta all’agiografia che ti spetta- prima o poi doveva pur capitarti, come prender il due di picche, far cilecca a letto, cader in moto o non regger qualche bicchiere con gli amici. Certo, dirai tu, hai voglia prima che potesse accader al Camp Nou! Capace che tiravo sino a 30 anni (perché oltre non gioco,sia chiaro, avendo iniziato a 16!) senza saper che rumore producessero le dita fra i denti di chi sta sugli spalti e ti è parecchio incazzato. Adesso bisogna batter il Costarica e gli uomini (il Checho Batista avrà tanti difetti ma almeno non ha reclutato all’asilo come Menezes, lasciando Lamela libero d’andare a spasso per Roma) in albiceleste che la faranno, grazie a qualche variante tattica (ha ragione Stefano Borghi che in una mail a Federico Buffa sentenziava “all’Argentina puoi toglier tutto, tranne la parrilla ed un centravanti vero”: a bucare i ticos dovebbe pensarci El Pipita Higuain) ed alle spalle al muro che sapran risvegliare la forza della disperazione. In attesa che reagiscano all'onta i 9 titoli mondiali di Brasile, Argentina ed Uruguay, gioiscono i poveri; già qualificate Perù (da decenni peggior squadra del continente e gambizzata alla vigilia del proprio miglior giocatore, Claudio Pizarro) e Venezuela, storicamente l’ultima ruota del carro a sud di Panama: i vinotintos sono l’unica nazionale sudamericana a non essersi mai qualificati ai Mondiali ed avevano superato la prima fase di Copa America solo nell’edizione disputata in casa. Aria nuova sotto i cieli del Sud del mondo? Vedremo, di certo il Cile dei miracoli potrebbe approfitar del vuoto di potere per far parlar di sè ed i paraguagi han solidità da vendere. Interessante fra quelli calati da Asuncion El Chelo Estigarribia, acquisto del Le Mans momentaneamente in prestito al Newells in attesa di sviluppi. Nel frattempo, voto 6 a Sky: media aritmetica fra l’8 del farci assistere alla Copa con audio originale e pregiati camei prepartita di Buffa, Margiotta e Costacurta ed il 4 che non ci si può esimere dall’assegnare alla stucchevole trasmissione pomeridiana di Cattelan ed al commentatore che per due partite della Colombia s’è intestardito a sbagliar la pronuncia d’un centrocampista cafetero. Non è pignoleria e nemmeno il fatto che il nostro sia omonimo dell’autore del bestseller “Senza tette non c’è paradiso”. E’ il cognome ad esser talmente celebre da imporre a chicchessia la giusta posizione dell’accento: Bolìvar.

sabato 9 luglio 2011

Calciomercato Volume II - Obiettivo italiano

Franco Ceravolo ospite in studio a Sportitalia racconta il proprio mancato approdo a Palermo. "Ho parlato con Zamparini come due persone civili ma poi hanno scelto Sogliano, che gli faccio tanti auguri".

venerdì 8 luglio 2011

Il centrocampo è una terra straniera

Erano 66 nel 1995, sono giunti ad oltrepassare la soglia del migliaio (1032, per l’esattezza) nella stagione 2010/2011. Sono i calciatori stranieri ingaggiati dalle società italiane delle tre leghe professionistiche. Tacendo dei benefici tecnici ed economici che un calciatore straniero possa o non possa apportare agli avveduti o sprovveduti, gastoni o paperini (c’è chi pesca Pastore e chi Gaucho Toffoli) datori di lavoro della nostra penisola, l’incremento raccontato in settimana da Gasport non è altro che fedele specchio d’un valicar di frontiere in crescita esponenziale anche fuori dal rettangolo verde: 920.000 gli stranieri presenti in Italia secondo Caritas nel 1996 a fronte dei quasi 5 milioni stimati (per difetto) a gennaio 2011. Per un Felipe Melo che incassa e se la spassa, tanti poveri Josè ed Abdul che fatican ad arrivare a fine mese: a fine carriera (a San Siro o in catena di montaggio) torneran tutti a casa propria, ciascuno col proprio gruzzolo da metter a profitto o far durare sino alla morte. Ma se per strada lo straniero preoccupa, disturba ed inquieta, in campo e col pallone fra i piedi piace. Irresistibile la voglia d’esotici cognomi ed errori di pronuncia del calcio nostrano: nemmeno l’ultimo (ed unico) baluardo dell’italianità –la maglia azzurra- ha resistito alla tentazione d’aderire al petto venuto da lontano. Archiaviato Camoranesi –campione del mondo comprato alla causa ed al silenzio (“sono argentino, mi sento argentino, tifo Argentina, canto l’inno del mio paese,poi se volete visto che là non mi convocano con l'Italia gioco anche...”, dichiarò prima d’esser messo in silenzio stampa da una cospicua sponsorizzazione)-ecco Amauri e Thiago Motta. Sì’, perché il serbatoio dell’importazione è proprio il Sudamerica, dove ancora si gioca a pallone per strada come avveniva a Codogno o Marsala prima che nel Bel Paese sbarcassero il benessere, la Playstation ed i SUV. La vendita di calciatori è ormai (stima d’un economista statunitense) una delle più floride voci d’entrata di Brasile ed Argentina: il giovane talento assume rilevanza economica simile a quella d’un progetto industriale, vengono creati società e fondi d’investimento ad hoc per detenere frazioni del suo cartellino e venderlo ai gringos solo quando il board (spesso e volentieri una sorta di CDA composto dal manager scopritore, il babbo del ragazzo e qualche vecchia volpe latina dell’intermediazione) ritiene d’aver la pancia piena.
Il calcio europeo è per il Sudamerica ciò che Giappone, Russia o paesi del Golfo Persico rappresentano per stilisti ed artigiani Italiani: laggiù non possono raggiunger il nostro livello d’innovazione, di know-how, di design, di talento per il bello. Perciò le nostre firme vanno forte, permettendosi prezzi (e ricarichi) impensabili sul mercato domestico. Insomma, se Prada o Bisazza preferiscono inaugurar showrooms a Tokyo, Dubai e Mosca piuttosto che a Campobasso, Prato o Pordenone, così Paco Casal e Marcelo Simonian trasvolan l’oceano col sorriso fra i denti per venir a presentar il prodotto. Abituati al tocco ruvido ed al ciondolare agonistico ma poco romantico dei Gattuso, dei Donadel, degli Antonini, anche l'ultimo dei brasiliani o un uruguagio discreto ci sembreran la borsetta di Gucci in vetrina a Ginza,Tverskaya o Fifth Avenue: da comprare, a qualsiasi costo.
Chi fra i presidenti di casa nostra vuol  risparmiare o si sente pioniere, prova anche a pescar roba dove la vita ha meno alegria e di saudade neanche l’ombra del rischio; ecco allora islandesi, giapponesi, lituani, algerini, persino un suddito del Liechtenstein (Mario Frick) e due libici: Muntasser nella Triestina ed il rampollo di Gheddafi ad Udine e Perugia, dove lasciò un fugace ma dorato ricordo nel cuore e nel portafogli d’un paio d’albergatori.

martedì 5 luglio 2011

LO SCEICCO NEL PALLONE

Mohamed al Maktoum (Sheikh Mo per i foreigners impiegati a Dubai a 20000 dollari al mese, una scarsa conoscenza dell’inverno e nessun sentore della crisi) sinora ha dedicato i propri faraonici investimenti solo ai cavalli. Il giorno in cui deciderà di muover passo (e bonifici) nel mondo del calcio, milioni di piccoli clubs o nobili decadute del grande football potranno sognare rivincite e piccole rivoluzioni. Follow the money oppure money makes the world go round: il modo di dire sceglietelo voi, ma che il pallone rotoli dove cade il dollaro è tutto sommato pacifico ed ormai persino lapalissiano. Abdullah Bin Nasser e Tamim Bin Hamad hanno lo stesso cognome, al Thani, e siedono su una comune montagna di denaro sotto forma di gas liquefatto chiamata Qatar: il primo s’è preso il Malaga, il secondo il PSG. Quanto ci vorrà perché l’una o l’altra prendano a ceffoni il gotha (povero?) del calcio europeo:  Ajax, Feyenoord, Anderlecht, Stella Rossa, Olympique Marsiglia, Psv Eindhoven, Lazio, Athletic Bilbao, Lione e tante altre “come eravamo” potran esibire lucenti bacheche trasudanti storia prima d’arrendersi al petroldollaro. Prima al calciomercato, poi in campo. La ricca Inter di Moratti (oh, ma allora c’è qualcuno più ricco di Creso!) ha assaggiato l’amaro del Qatar vedendosi scippar  Leonardo, il Malaga dopo un avvio di shopping più che discreto per chi sinora vagava fra Liga e segunda (il vecchio Van Nistelrooy, Nacho Monreal , Diego Buonanotte, Mathijsen, Toulalan, Joaquin) adesso fa spalla a spalla con Chelsea e Milan per “el  flaco” Pastore. Biglietto d'ingresso 50 testoni, dice Zamparini. Tacendo del Man City -su cui i giornali han già riversato danubi d’inchiostro- ed in attesa che anche il Getafe dubaiano (dovendo sceglier fra la banlieue di Madrid e la quarta città d’Italia, fra la casacca più gloriosa del mondo ed un club senza passato né storia, quelli di Emirates han virato lontano da Cairo e dall’Italia: ad un paese meno assuefatto alla legge del piano inclinato questo darebbe da pensare ) muova passi degni del petrolio che rappresenta, il carburante del calcio che verrà  sembra essere il petrolio.
L’apripista Gheddafi,  azionista Juve da decenni , si morde le mani. Marotta e Paratici anche: senza i balordi di Bengasi o le bombe di Sarkozy,  il Kun Aguero, Alexis Sanchez, Ratoncito Zarate, Mimmo Criscito, El Apache Tevez, Marek Hamsik e Mirko Vucinic sarebbero già a Vinovo.

lunedì 4 luglio 2011

NON C'E' ROSA SENZA SPINE



Impeccabile corsivo di Sconcerti ieri su Corsera che riprende una delle noti più dolenti del pallone nostrano, parziale argomento anche del mio pezzo odierno su Tribuna nel quale ci chiediamo come si potrà convincer parte della rosa in esubero a lasciare Novara (centro d’allenamento modernissimo e confortevole, società modello con stipendi puntuali ogni mese, piazza tranquilla e perfettamente dislocata a pochi km da Milano e Malpensa) a favore di realtà periferiche, turbolente, in ambasce finanziarie e dal poco limpido futuro. Strana la vita: se una volta il dramma era convincer i giocatori a venir fra le risaie, oggi il dilemma è come persuaderli a salutarle…
Accantonato il caso del Novara (in fondo una di quelle che stan meglio, se pensiamo che c’è chi arriva a 4 dozzine di effettivi in rosa ed ancora sonda freneticamente il mercato a caccia di truppa), proviamo ad analizzare alcune anomalie degli ultimi giorni di mercato:
1)      il Palermo di Zamparini–sì quello dei 61 giocatori a libro paga, per tacer degli allenatori-negli ultimi due giorni prima presta al Novara l’argentino 23 enne Santiago Garcia (terzino sinistro arrivato un anno fa, solo 3 scampoli di partita in rosanero), poi acquisisce dal Defensor un altro mancino, stesso ruolo ed anagrafe, tale Lores Varela. Controsenso o semplice ragionamento “Comprarne dieci per rivenderne uno caro. Beh, per scoprire un Pastore devi prender anche un paio di Bertolo. Ma in fondo che ti frega, chè gli zeri dell’assegno di Roman copron tutto e ce n’è d’avanzo”?
2)      Il Milan ha rifirmato Ignazio Abate a 2 milioni di euro netti a stagione (fonte Gasport). Nulla da dire sul fatto che il biondo figlio dell’ex numero dodici interista abbia disputato una eccellente stagione ma…se Abate costa al Milan 4 milioni a campionato, come sperare che un Pastore (più volte indicato da radiomercato come obiettivo segreto di Zio Fester) non mandi il famelico Simonian in Via Turati con una richiesta almeno tripla?
3)      I prestiti e le comproprietà. Le seconde esistono solo in Italia e nel fine settimana delle risoluzioni hanno messo a nudo le incongruenze del calcio nostrano. Gaetano D’Agostino valeva 55mila euro per la Fiorentina, 110mila per l’Udinese. Venti: i milioni che la Juve era disposta a spender per il giovanotto due estati fa. Pozzo non sa che farsene, radiomercato oggi lo dà al Bologna o al Siena: pur di liberarsene insomma….Capitolo prestiti: non mi dilungherò, limitandomi a trovar molto saggia la norma vigente in Spagna. Il prestato non può essere schierato nelle due partite di campionato nelle quali si troverebbe a far dispetto al prestante: si evitano sospetti, malignità e cattivi pensieri. Decisamente non è roba per l’Italia


venerdì 1 luglio 2011

LOBBY, SIR?



Icone sparse fra stampa, radio e televisione di Luigi Bisignani, star dell’inchiesta P4: venditore di fumo, intrallazzatore nato, procacciatore di poltrone per i propri assisititi, amico di tutti, lobbista, sempre con un cellulare in mano ed un altro pronto a squillare sotto la giacca, baciato da protezioni e liaisons sconfinate, guru della raccomandazione, pilota di manovre sottotraccia e cartografo del potere, abile tessitore di trame ed ancor più eccellente maneggiatore di denaro e situazioni.
Per dar la procura (o pure due, caso Maicon docet...) ad uno così, i calciatori avrebbero fatto la fila. Oh, ma tranquilli lì a Formentera e Porto Cervo: prima o poi esce.

lunedì 27 giugno 2011

L'audace calcio dei soliti ignoti

Ad un mesetto esatto dal boom dello scandalo, la vicenda sembra essersi alquanto ammorbidita. L’iter giudiziario-mediatico della vicenda ricorda molto vallettopoli: due procure periferiche assorte agli onori della cronaca come lampi nel buio (Cremona e Potenza), manette per tutti e laghi d’inchiostro sui giornali prima d’un rapido dissolversi della nube ed un sostanziale volemose bene. In Lucania gnocca e potere, in Padania il calcio: i sogni d’ogni italiano intrappolati nel fascicolo d’un PM. Allora come oggi il tempo è stato galantuomo, spegnendo le telecamere ed azzerando i taccuini, complici le note spese degl’inviati col passar dei giorni sempre più inversamente proporzionali all’audience. Presunte ipotesi di associazione a delinquere e sistema calcio governato da cricche asiatiche in combutta con ex idoli nostrani sembran aver lasciato il posto ai soliti ignoti di Monicelli in versione calcistica, mezzo secolo dopo. Pirani come “ferribotte”? Beppe Signori novello “piede amaro”? Mezze figure a caccia di qualche migliaia di euro o diabolici burattinai della serie A? Forse non valeva nemmeno la pena scomodar –nei mille paragoni- calciopoli: vero scandalo di serie A, dove le cose si facevan sul serio ed a sommo livello, con interlocutori di lignaggio (FIGC) . Curiosità: a Novara durante lo svolgimento dei playoff s’auspicava la perdita della massima categoria per Atalanta e (forse) Siena. Oggi invece, dovendo lasciarsene alle spalle tre da agosto in poi, ai sudditi di Re Biscottino converrebbe molto di più vederle penalizzate in A. Chissà se Woodcock sarebbe d’accordo….

domenica 26 giugno 2011

Nessuno cerca il Fabregas italiano

La scorsa estate mezza Italia calcistica (l’half dollaroso della mela,  Zamparini e De Laurentis su tutti) veniva dato da radiomercato sulle tracce di Tommaso Bellazzini da Pistoia, trequartista classe 1987. La sua squadra, il Cittadella, aveva miracolosamente raggiunto i playoff ed il nostro –insieme ad altri brillanti compagni di squadra quali Ardemagni e Pettinari- da sotto l’ombrellone vedeva il proprio cognome inserito nella meglio gioventù del pallone tricolore: Napoli, Palermo, Udinese e Bologna le pretendenti più accreditate. Il 2011 sembra avergli portato in dote un appeal davvero più scarso, quasi pari a zero: fra i rampanti di B chiacchierati del passaggio alla massima serie nell’estate della P4 e del calcioscommesse Bellazzini non c’è. L’ho visto all’opera due volte quest’anno, sempre contro il Novara: poco concreto all’andata (si fece parar un rigore da Jimmy Fontana, ma volendo dar retta a De Gregori…), disputò un partitone al ritorno.  Da applausi, da levarsi il cappello. Corsa, due piedi, visione di gioco, sacrificio nei ripiegamenti, velocità ed intuizione negl’inserimenti offensivi,  tecnica sudamericana ed esplosività di polpaccio nel doppio passo col quale saltò netto un impietrito Rigoni, mica l'ultimo arrivato. Non vedevo tante doti racchiuse in un centrocampista dai tempi nei quali mi capitò d’osservar all’opera coi Gunners l’allora diciottenne Cesc Fabregas, coetaneo al quale il nostro somiglia davvero parecchio.  Gli scrissi, complimentandomi per le doti mostrate in campo ed esortandolo a coltivare il proprio talento in Inghilterra come aveva fatto il suo lungimirante collega catalano. Con un procuratore in grado di parlar una lingua più internazionale dell’intrallazzatorese ed una buona dose di faccia tosta,  8 anni dopo Cesc nell’Albione forse perfida ma assai meno vecchia e democristiana di Roma & dintorni potrebbe trovar fortuna ed affermazione calcistica anche il Fabregas de noantri.

venerdì 24 giugno 2011

Zitti e Mutu! Il romeno firma col Cesena ad un milione a stagione: 17 anni di militanza ed Abramovich sarà saldato

Con l'affare (o la sola?) Mutu il Cesena (e mi dispiace, perchè veder far harakiri finanziario Juve o Inter provoca immensa goduria, ma le piccole dovrebbero aver giudizio) ha messo dei sani e robusti paletti per andar fuori strada e chiuder la propria favola iniziata in Lega Pro a gambe all'aria. A parte l'età, la storica "indomabilità" del giocatore ed i suoi irrisolti problemi personali (la vicenda dei 17 milioni al Chelsea è ancora aperta), ecco un altro tassello che non porta a nulla, un altro investimento a fondo perduto. Non bastavano i vari Bogdani e Colucci? Quelli però almeno costavano poco...
Salvan la barca dei "vendibili" il piccolo ma grandissimo Giaccherini (per me da Milan o Inter, ma se gli osservatori di Man Utd o Amburgo si fossero fatti un giro in Romagna!) e la sorpresa Parolo. Il resto della rosa del Cesena non interessa più o meno a nessuno... Se adesso vendon quei due per pagar Mutu, il cerchio si chiude e buonanotte al secchio.
Ieri sera un imbarazzatissimo Lorenzo Minotti a Sportitalia prima dichiarava che "Mutu ha scelto Cesena non solo per il calcio".
Ovvia domanda dei presenti, poichè non risulta abbia competenze extra calcistiche alla Mario Draghi e vender piadina per pagar 17 milioni ad Abramovich non aiuterebbe. "Allora per cosa?".
"Non posso dirlo, ma sa che la sua carriera non durerà molto (meravigliosa affermazione per un DS che parla d'un proprio recente acquisto top salary della rosa!, ndr) e pertanto..."
"Pertanto che? Dirigente?", lo incalza Criscitiello.
"Diccelo, Lorenzo, altrimenti passiam la notte col tarlo in testa" insiste Pedullà.
"Non posso dirlo,ma Mutu l'ha voluto fortemente il presidente". Amen.

Insomma,scampato il baratro (7 milioni netti per 3 anni e mezzo) a gennaio, Campedelli evidentemente di stare a galla evitando di legarsi al collo il peso Mutu proprio non ne voleva sapere....
L'ha trovato in sconto (guarda caso!)? S'è fatto prender dal nome?
Proprio quel vizietto che il suo omonimo a Verona è sempre riuscito a scansare.
Resistendo ancora in A, dieci anni dopo il miracolo e lanciando una discreta serie d'ottimi sconosciuti.


Come si comporterà il Novara in serie A?