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mercoledì 31 agosto 2011

Calciomercato vol.III: l'ultima cena (da Giannino)

Sgomento ed incertezza fra i camerieri
di Giannino: stasera chiude il calciomercato
Ultime comproprietà, ultimi prestiti con diritto di riscatto ed ultimi filetti al pepe verde: con l’odierna chiusura del calciomercato (ore 19), il destino di “Giannino” pare segnato almeno quanto quello dei calciatori che rimarranno senza contratto. I camerieri passeggiano sotto i portici di Via Vittor Pisani consci del peggio, rassegnati a dire addio alle mance di Claudio Vigorelli ed Enrico Preziosi. Come l’orchestra durante l’inabissamento del Titanic, nessuno vuole o può parlare ma tutti sanno come andrà a finire. La festa è finita, gli amici (dei calciatori) se ne vanno. Ancora qualche rintocco di pendola prima che procuratori, faccendieri, intrallazzatori, nutriti entourages sudamericani, osservatori e direttori sportivi allegramente banchettanti con carte di credito societarie e veline disposte a lasciarsi offrire scicchissime insalate da 25 euro a cespo di lattuga salutino col fazzoletto bianco. Au revoir, Giannino. Ci si rivede a gennaio. Roba da far venire il magone vero, altro che la fine degli amorucci estivi e delle tresche da spiaggia dei film dei Vanzina. Piazzati i terzini in esubero, convinto il fantasista a rifiutare il prestito in Turchia, affibbiato il presunto nuovo Maradona, risolto consensualmente il contratto col portiere concupito solo sei mesi prima adesso chi cenerà a quei tavoli? In letargo Di Marzio, Marchetti e Letizia (per la verità più timido e meno scafato: mentre gli altri sedevano e davan del tu al gotha del pallone, lui biascicava ipotesi da marciapiede sordo alle trombe di Gerico di Criscitiello: “O tutti o nessuno. Entraaaaaaa…”), quali telecamere immortaleranno il regale desco? Fingere il meglio, consapevoli del peggio: questa la parola d’ordine sino a stasera alle 19, quando dall’AtaHotel qualcuno arriverà per brindare. Domani? E’ un altro giorno, si vedrà. Calciomercato della crisi? Qualcuno fa cenno di sì con la testa rivolta verso l’attigua Piazza Duca d’Aosta, dove due archi dorati formano abbracciati l’iniziale di Mc Donalds: “Alcune trattative si sono chiuse lì”.

martedì 30 agosto 2011

Contributo d'ordinarietà

Primi due allenatori esonerati? Oro al Cagliari, argento al Palermo. Dove sta la novità? Nemmeno nel suo peggio il calcio italiano sa offrire del nuovo che avanza...

lunedì 29 agosto 2011

Cartellino russo

Nell’epoca di internet,  della ricerca spasmodica del trafiletto d’agenzia a basso costo o del corrispondente locale da indennizzare con buoni benzina o sorrisi, Gazzetta dello Sport manda un inviato (Luca Bianchin) a seguire un match di Russian League. Il columnist della rosa spintosi sino a Rostov (6 ore di volo di Vienna, 7 via Mosca) verga d’italico inchiostro il debutto con rete del neo calciatore più pagato al mondo ma non racconta un paio d’altre verità che forse nessun italiano vorrebbe assimilare. Primo:  chi parla di Spalletti, Criscito, Bocchetti, Bruno Alves ed Eto’o come pensionati di platino ai confini dell’impero ha una visione assai limitata nel tempo del calcio che sta cambiando. Già un anno orsono Sky aprì un’importante finestra sul pallone in cirillico, trasmettendo le gare della Russian League. Un simpatico esperimento per coprire il buco estivo dei campionati europei? Forse, ma anche quando i fratelli Wright provarono a volare ci fu qualcuno che diede loro qualche mese di celebrità prima che si tornasse alla saggezza millenaria dell’andare a cavallo. Come forse pochi sanno, da questa stagione la Russian League si adeguerà ai campionati europei : durata settembre-maggio. Per riuscirci, è prevista una sorta di maxi-stagione che terminerà a braccetto con gli altri tornei continentali. In sostanza, i russi ci stanno rivelando di non aver solo i soldi, ma anche la capacità di pianificare e romper quell’invisibile vetro che li fa apparire spesso tanto, troppo lontani dall’Europa. Secondo: alcuni criteri geografici -del pallone ma non solo- non esistono più, nell’era di internet e del mondo globale Nuoro è più lontana da Parigi e Zurigo di Mosca o Beirut. Il famigerato Anzhi, la squadra che dopo Eto’o ha provato a sedurre anche Dani Alves con 15 milioni d’ingaggio, è di Makhachkala, capitale del lontano, caucasico, selvaggio e pericoloso Daghestan? Embè, dove sta il problema? Calciatori e staff vivono (da papi, per rendersene conto oltre agli zeri degli stipendi basta legger qualche tweet-resoconto del brasiliano Diego Tardelli) e si allenano a Mosca, recandosi nella scomoda e politicamente instabile repubblica sul mar Caspio solo in occasione delle partite casalinghe. Jet da Mosca, novanta minuti e risali. Morale della favola:  non importa più granchè dove ha sede una squadra per convincer un calciatore a farne parte. L’onnipotenza del dio danaro consentirebbe –per ora in via solamente ipotetica, of course,ma attenti  a non mai dar nulla per scontato in questo mondo in perenne mutazione- di metter su squadroni in Algeria o Libia facendo base a Roma oppure in Islanda godendo di comforts e campi d’allenamento londinesi. Due stagioni orsono in Russian League giocava il Vladivostok: siamo all’estremo est dell’immensa Russia, sul Pacifico ed a uno sputo da Hokkaido e Seul. Benvenuti quindi nel calcio senza più frontiere né pudore: chi si ferma è perduto oppure povero. Guarda caso, l’identikit il calcio italiano che sta assumendo entrambi i connotati. Per riderci su: nel Daghestan, dove Eto’o riceve 55000 euro al giorno di stipendo, i russi rappresentano solo il 18% della popolazione. Al primo posto col 21% ci sono gli Avari.

venerdì 26 agosto 2011

Adesso casta!

Dal vocabolario Treccani: scioperato, agg. e s.m. [der. da scioperare] ant. 1.Senza lavoro, disoccupato: ser Ciappelletto, che sc. si vedea ... si deliberò, e disse che volea volentieri (Boccaccio); o anche inoperoso, sfaccendato, ozioso per non aver niente da fare: come che l’uomo sia il più del tempo acconcio a sbadigliare, non di meno, se egli è soprapreso da alcuno diletto o da alcun pensiero, egli non ha a mente di farlo, ma scioperato essendo ..., facilmente se ne ricorda (Della Casa). 2. Che non ha voglia o necessità di lavorare e vive da fannullone, in modo sregolato e dissipato: un giovane sc.; quella è gente sc.; per estens.: fare una vita sc.; in mezzo a una società sc. e osservatrice, tra una folla di conoscenze vecchie e nuove, furono costretti a prendere maggiori precauzioni (De Roberto). Più com. come sost.: fare lo sc.; vivere da scioperato; tuo zio è uno scioperato. Ha già dato quasi fondo a tutto il suo patrimonio (Capuana); i redattori sono degli sc., non fanno mai niente (C. Levi); nel bar alla fermata c’era il solito via vai degli sc. di quell’ora (Pasolini). Avv. scioperataménte, non com., da scioperato, da fannullone, o in modo sregolato e dissipato: vivere scioperatamente.

Vedete l’identikit di Boruc, Giandonato, Morimoto, Castellazzi e colleghi nella righe appena trascorse? Probabilmente no,anche se molti direbbero che Ibra tanto bisogno di lavorare non l'ha e qualcosa di Cassano o Balotelli nel ritratto del dissipatore del proprio patrimonio ed amante della vita sregolata c'è. Quindi la parola sciopero appare fuori luogo, come ricorda anche Fabrizio Bocca su Repubblica.it. Si può parlar allora di lockout, prendendo a prestito il modello NBA? Giammai. Oltreoceano la situazione è diametralmente diversa, praticamente opposta: son i proprietari ad impedir che si giochi.Abbeveriamoci allora alla Spagna, tenendo però fermo un punto: quaggiù l’oggetto del contendere è ben diverso. Quale sia codesto sacro Graal che ha portato San Damiano Tommasi da Negrar alla crociata peraltro se lo chiedono in parecchi. Uno è Emanuelson del Milan, su Twitter :” I dont know why we strike”. Meravigliosa sincerità nordica 2.0! Non ricorda quei sabati di manifestazione alle superiori? “Non so nemmeno dove stia la Palestina  ma vado: figa e fumo ci son di sicuro”. Sciopero o no, la reazione del popolo è stata feroce. Secondo l’antica Roma due cose  tenevan a bada la massa: panem et circenses. Già da tempo in pericolo il primo, fine agosto ha tolto agli italiani pure il secondo. Troppo, per sopportare oltre. “A lavorare, andate a lavorare”: chiunque giuochi a pallone per denaro prima o poi se lo sente gridare. Dopo un derby perso, un’eliminazione di Coppa o una retrocessione. Ecco precorsi i tempi: per invitar al travagghiare lorsignori non serve nemmeno attender la prestazione sottotono ; il coretto gira sul web prima ancora che la sfera abbia iniziato a rotolare. La casta trema? Macchè. Parole, parole, parole: i calciatori, intoccabili divinità d’un Olimpo sovraterreno, non si vedran strappato il borsello d’Hermes dal petto né verrà loro urlato de visu nessuno degli insulti rivolto loro su social networks, forum e blogs. L’odio (presunto) per la casta del pallone svanirà presto, gli stadi si riempiranno (non come in Germania ed Inghilterra ma vabbè…) ed i fidanzati delle veline con cerchietto, orecchini e tatuaggi torneran ad invadere fantasia popolare,televisioni a pagamento e chioschi di magliette. I tarallucci e vino riposti in tutta fretta stamane in  Via Allegri torneran utili sabato 10 settembre. A quel punto, ritrovati i circenses, toccherebbe al panem. Ma quest’è un’altra storia. Oppure no?

lunedì 22 agosto 2011

With or without you

Non trovando nessuno d’eclatante da cacciare ( il timido chierichetto della panchina Pioli vittima troppo scontata: vedovo di Pastore e Sirigu e senza il refrain mediatico di Walterone Zenga e Delio Rossi) e battuto sul tempo dall’eterno rivale Cellino-uno che non perde tempo nè vizio nemmeno sotto ferragosto- Maurizio Zamparini decise infine d’esonerare sé stesso. C’è poco da ridere, la notizia –se confermata- sarebbe ferale: egli  è -per una rubrica come questa- inesauribile fonte d’ispirazione, musa incomparabile. Caro ed indispensabile a queste righe come Paris Hilton alla cronaca rosa o il Vallazasca degli anni d’oro alla nera. “Basta, me ne vado”: capirai che novità! Di capricciosi miliardari padroni del vapore che annunciano ai quattro venti di voler mollare son pieni gl’archivi di radio e televisioni e con i loro proclami nero su bianco (ovviamente quasi mai seguiti dai fatti) verdurai e ceramisti han incartato merce per anni. Emmezeta però sa brillare, non è uno dei tanti predecessori scorati  e quasi afoni dinanzi ai microfoni nello sfogliare i propri cahiers des doleances. Piccole perle nel proprio genere. “Ho comprato 3 giocatori, ma non ve li dico, lo farà qualcun altro. Trovo un altro presidente”. Mister X, il giochino dell’estate. Dopo l’incognita in campo, pure quella dietro la scrivania. “Mi vergogno del pubblico di Palermo, che ha fischiato i giocatori del Fenerbahce arrivati qui con uno striscione auguranteci buon campionato”. Traduzione: se ad insegnarci civiltà calcistica devon arrivar dalla Turchia, patria dei pullman accolti a pietrate negli stadi… “Ai tifosi di Palermo puzzo, anche a voi giornalisti”. Pecunia non olet? Quando manca (ed insieme ad essa gli acquisti), cambia tutto.

Come si comporterà il Novara in serie A?