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lunedì 11 luglio 2011

AMERIKA PERDIDA

In attesa che fra un paio d’ore si sanciscan i destini dell’Argentina, la Copa America piange. Lacrimano i bimbi prodigio da decine di milioni di euro trasformati in bidoni ancor prima d’approdare in Europa (Ganso e Neymar), sgorgano lacrime dagli occhi di Leo Messi che –parole di papà Jorge- “in carriera ancora non aveva mai assaggiato l’uscir dal campo fra i fischi e c’è rimasto davvero male”. Che dirti, pulguita? A 24 anni è un’esperienza che –per quanto amara e forse inadatta all’agiografia che ti spetta- prima o poi doveva pur capitarti, come prender il due di picche, far cilecca a letto, cader in moto o non regger qualche bicchiere con gli amici. Certo, dirai tu, hai voglia prima che potesse accader al Camp Nou! Capace che tiravo sino a 30 anni (perché oltre non gioco,sia chiaro, avendo iniziato a 16!) senza saper che rumore producessero le dita fra i denti di chi sta sugli spalti e ti è parecchio incazzato. Adesso bisogna batter il Costarica e gli uomini (il Checho Batista avrà tanti difetti ma almeno non ha reclutato all’asilo come Menezes, lasciando Lamela libero d’andare a spasso per Roma) in albiceleste che la faranno, grazie a qualche variante tattica (ha ragione Stefano Borghi che in una mail a Federico Buffa sentenziava “all’Argentina puoi toglier tutto, tranne la parrilla ed un centravanti vero”: a bucare i ticos dovebbe pensarci El Pipita Higuain) ed alle spalle al muro che sapran risvegliare la forza della disperazione. In attesa che reagiscano all'onta i 9 titoli mondiali di Brasile, Argentina ed Uruguay, gioiscono i poveri; già qualificate Perù (da decenni peggior squadra del continente e gambizzata alla vigilia del proprio miglior giocatore, Claudio Pizarro) e Venezuela, storicamente l’ultima ruota del carro a sud di Panama: i vinotintos sono l’unica nazionale sudamericana a non essersi mai qualificati ai Mondiali ed avevano superato la prima fase di Copa America solo nell’edizione disputata in casa. Aria nuova sotto i cieli del Sud del mondo? Vedremo, di certo il Cile dei miracoli potrebbe approfitar del vuoto di potere per far parlar di sè ed i paraguagi han solidità da vendere. Interessante fra quelli calati da Asuncion El Chelo Estigarribia, acquisto del Le Mans momentaneamente in prestito al Newells in attesa di sviluppi. Nel frattempo, voto 6 a Sky: media aritmetica fra l’8 del farci assistere alla Copa con audio originale e pregiati camei prepartita di Buffa, Margiotta e Costacurta ed il 4 che non ci si può esimere dall’assegnare alla stucchevole trasmissione pomeridiana di Cattelan ed al commentatore che per due partite della Colombia s’è intestardito a sbagliar la pronuncia d’un centrocampista cafetero. Non è pignoleria e nemmeno il fatto che il nostro sia omonimo dell’autore del bestseller “Senza tette non c’è paradiso”. E’ il cognome ad esser talmente celebre da imporre a chicchessia la giusta posizione dell’accento: Bolìvar.

Come si comporterà il Novara in serie A?